\paperw8790 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 A Milano, dopo i tumulti del 20 aprile 1814, gli Austriaci del gen. F. H. Bellegarde riportarono il governo asburgico. Negli ann
i della \b \cf4 \ATXht14211 Restaurazione\b0 \cf0 \ATXht0 , questo riusc∞ presto inviso ai Milanesi, per lÆesoso fiscalismo, lÆoppressione poliziesca, gli intralci della burocrazia; e ancora pi∙ dannoso risult≥ il protezionismo industriale esercitato a f
avore delle industrie boeme e morave che rischiava di portare alla decadenza economica di Milano e della Lombardia. Perci≥ i moti del 1821 trovarono la cittα preparata ad accogliere il fermento rivoluzionario. La reazione austriaca si abbattΘ spietatamen
te sui Milanesi che avevano diretto le congiure carbonare e dei federati: F. Confalonieri e G. Pallavicino finirono nelle carceri dello Spielberg. Nel 1848 alla notizia dei \b \cf4 \ATXht141111 moti di Vienna\b0 \cf0 \ATXht0 la cittα insorse e, dopo cin
que lunghe giornate di eroici combattimenti (18-22 marzo), si liber≥ da sola dalla dominazione austriaca. Nella cittα lombarda il maresciallo conte J. J. Radetzky disponeva in totale di circa 14.000 uomini e 40 cannoni, cui nel corso della lotta si aggiu
nsero altri 5000 uomini richiamati dalla Lombardia. Alla potente organizzazione militare austriaca i Milanesi non potevano contrapporre che poche centinaia di fucili e scarse munizioni. La scintilla della rivoluzione fu la notizia della sollevazione di V
ienna del 13 marzo, che era stata ripercussione diretta degli avvenimenti parigini del febbraio 1848. Il 17 marzo il vicerΘ arciduca Ranieri usciva da Milano per rifugiarsi in Verona, lasciando la cittα nelle mani del vicegovernatore M. OÆDonnel. Questi
il mattino di sabato 18 pubblicava un manifesto imperiale annunciante lÆabolizione della censura e la convocazione, per il luglio, dei rappresentanti lombardo-veneti; ma i Milanesi lacerarono il manifesto e si recarono tumultuando al palazzo municipale.
Il podestα G. Casati invit≥ alla calma, ma poi scese a capitanare la dimostrazione; la folla costrinse il governatore ad accettare la costituzione di una guardia civica; poi tent≥ invano di conquistare la sede comunale. Nella stessa giornata gli Austriac
i sÆimpadronirono del municipio (Broletto), e mentre sorgevano le prime barricate, la cittα fu stretta dÆassedio. Il giorno successivo (19) il popolo non solo resistette ovunque con valore, ma vinse gli Austriaci a Porta Nuova; nella notte Radetzky ordin
≥ lo sgombero delle posizioni pi∙ centrali; il 20 caddero in mano ai Milanesi il centro cittadino, il palazzo di polizia, mentre la lotta veniva ora disciplinata da un consiglio di guerra (che, capeggiato con grande energia dal repubblicano federalista C
. Cattaneo, neg≥ due volte lÆarmistizio chiesto da Radetzky) e da comitati, collaboranti con la municipalitα rivoluzionaria. Il 21, mentre la vittoria dei Milanesi si andava delineando (episodio culminante, lÆespugnazione del palazzo del genio), il conte
E. Martini port≥ in cittα da Torino lÆapprovazione di Carlo Alberto, cui rispose un appello dellÆaristocrazia milanese, naturalmente orientata verso una soluzione monarchico-conservatrice del moto nazionale. Nella notte la municipalitα si costitu∞ in po
tere politico autonomo, nella forma di governo provvisorio. Infine la quinta giornata (mercoled∞ 22) vide la conquista di tutte le caserme e delle posizioni ancora tenute dagli Austriaci, fra cui quelle famose di Porta Tosa, e verso le 21 i cannoni del C
astello proteggevano la ritirata di Radetzky e di tutte le sue truppe; cosicchΘ allÆalba del 23, Milano, ormai libera, accoglieva festante i primi volontari che giungevano da Genova e da Torino. Lo stesso giorno lÆesitante Carlo Alberto, nellÆimpossibili
tα ormai di resistere alla pressione convergente dei democratici piemontesi e della nobiltα lombarda, sottoscrisse il proclama che segn≥ lÆinizio della \b \cf4 \ATXht141221 prima guerra dÆIndipendenza\b0 \cf0 \ATXht0 contro lÆAustria. Il 6 agosto, super
ando la resistenza opposta dallÆesercito sardo alle porte della cittα, il maresciallo Radetzky entr≥ di nuovo in Milano. Ma ormai nΘ la severitα nel punire i moti del 6 febbraio 1853, nΘ il benevolo governo dellÆarciduca Massimiliano e le promesse di rif
orme, valsero a riconquistare la fiducia dei Milanesi.